Phom Fotografia

  • «Se ce la metti tutta, ce la farai». Il sogno americano incorpora una promessa. Ma quando inizia il viaggio in quei territori e si va a fotografare chi dovrebbe essere l’incarnazione di quel sogno, cosa si incontra?

    Il 12 febbraio scorso ne abbiamo parlato con i reporter Max Ferrero e Renata Busettini che questo viaggio lo hanno compiuto e lo hanno tradotto in AMERICA FI(R)ST, un libro edito da Allemandi che raccoglie quattro anni di reportage e in cui troviamo, il sogno americano, la frontiera con il Messico, le aree rurali desolate, il rapporto con le armi – raccontati in capitoli tematici.

    A dare voce e un altro sguardo a questa serata, Marina Catucci, corrispondente da New York per Il Manifesto. Fotografia e giornalismo sono quindi entrati in dialogo e da subito Max ci ha spiazzati ribaltando la prospettiva con una domanda: di chi è il sogno? «Max, è arrivato il regalo per te dall’America: un dollaro. Mi raccomando, conservalo! Varrà un tesoro». Per le strade d’America che gli riportano immaginari di Tex Willer, Max trova pezzi della sua gioventù, l’eco delle parole di sua madre, quella promessa di ricchezza.


    Youngstown - Ohio. Luis e Dorothy abitano in uno dei quartieri “fantasma” della città.
    Hanno visto partire tutti i loro vicini, adesso la loro è una casa isolata dal resto del mondo, vivono soli con i loro adorati animali.


    Max ci credeva. Lui, il primo disilluso. E le persone che hanno incontrato? Frammenti del sogno americano sembrano ritrovarsi in qualche riferimento di speranza economica ma nelle conversazioni pochi parlano di argomenti sociali o umorali.

    Intanto le immagini che scorrono, e le storie nelle didascalie, ci parlano di degrado e di estreme difficoltà.

    Ma c’è qualcuno che custodisce ancora quel sogno: chi vuole attraversare il confine, gli adulti, e persino i bambini ne sono carichi. Troveranno poi un futuro migliore? Renata ci porta questa domanda e Max ce la racconta con due testimonianze. Nella prima, un uomo ogni giorno arrivava sulla linea di confine con il Messico e si sedeva ad aspettare la sua amica messicana con cui parlare spagnolo. Nella seconda, un ragazzo onduregno: dopo due mesi di viaggio si trovava nella spiaggia di Tijuana. Max ha comprato qualcosa per entrambi e si sono messi a mangiare insieme. «Non compri da mangiare a pezzenti che non devono oltrepassare il confine» - è la voce di un agente quella che urla contro Max. «Questa notte passiamo», il ragazzo sembra non aver ascoltato e confida a Max il suo progetto. «Stai scherzando? Sai cosa c’è di là?» Una cena che Max ricorda, ricorda la responsabilità di aver dato una delusione al ragazzo (infranto il suo sogno?), la consapevolezza di avergli fornito alcune dritte per evitare l’arresto. Due episodi che sono diventati immagini del libro e i fotografi ci spiegano la scelta, motivata non dal fatto che fossero i migliori scatti, ma per la storia che portano.

    Tijuana - Messico. Denis Pineda si affaccia al muro della spiaggia di Tijuana. Dopo aver attraversato l’Honduras il Guatemala e tutto il Messico, per un istante il suo volto è finalmente negli USA.


    Marina conferma come il sogno selvaggio sia ormai di chi viene da fuori. Per gli indigeni delle coste urbane, il sogno americano si è trasformato in un incubo: quel modello veicolato inalterato fino al crollo nel settembre del 2008 è rotto alla base e la consapevolezza è ormai chiara. Le aree rurali invece si sono sentite scippate di quel sogno e cercano una restituzione: lì attecchisce il trumpismo.

    Un sogno che sembra labile e che pure si difende, anche con le armi. Come dice il secondo emendamento, la prima difesa è contro il Governo, così si spiega anche l’assalto a Washington dopo le elezioni. Scorrono le immagini: carnefici e vittime condividono lo stesso capitolo del libro. Ci colpiscono immagini per noi contrastanti: un padre che tiene al braccio destro il fucile e con l’altro suo figlio, con tenerezza. I fotografi ci raccontano come alla facilità delle foto negli show-room, riuscire a ottenere il consenso per le foto in situazioni domestiche abbia richiesto invece a volte relazioni di mesi.

    Sunbury - Pennsylvania. Lola ha compiuto 13 anni e per la legislazione americana ha pieno diritto al possesso
    e all’uso di un’arma da fuoco.





    Il tema dell’incontro e delle relazioni è stato quindi affrontato dal punto di vista dei fotografi e da quello della giornalista. Su centinaia di persone fotografate, Max e Renata ci hanno raccontato che soltanto tre li hanno invitati a casa e soltanto una ha offerto loro qualcosa. Per la nostra cultura è certamente una modalità che colpisce. Tuttavia, in generale, per loro è stato abbastanza facile l’approccio, forse perché sono una coppia e perché Renata si muove su una sedia a rotelle, e questo modo di presentarsi magari abbassava le loro difese.
    La giornalista ci ha invece riportato alcune sue differenti esperienze: forte di un reportage a Wall Street senza attriti (capendo a posteriori che la facilità nasceva dall’essere riconosciuta come uguale), si è trovata a gestire forti resistenze quando a Daytona Beach doveva testimoniare un incontro di bikers pro-Trump: era vista come provocatrice ed è dovuto intervenire il prete (anche lui tatuato, armato e biker) e fare da mediatore per consentirle di realizzare il lavoro. Di fronte a questa evidenza, la sua convinzione che la figura di giornalista venisse riconosciuta come super partes si è dovuta piegare, scontrandosi con tanta diffidenza e opposizione.

    Pittsburgh - Pennsylvania. Rambo ha 62 anni e si vanta dei suoi muscoli. Presso la Wood Street Station aiuta le signore a trasportare i pesanti bagagli cercando di recuperare qualche mancia.



    Questo contrasto nasce dalla differenza che si rafforza nella separazione che, ci racconta la giornalista, è strutturale, organizzata anche urbanisticamente. Ci ha infatti spiegato come la stessa conformazione delle città di provincia sia costruita per assicurare che le zone non si mischino e che il razzismo sia sistematico. Un esempio i ponti, fatti in modo che non possano essere attraversati dai bus e quindi con la garanzia che i neri non riescano ad arrivare in certe aree della città. O la mancanza di piazze in molte aree rurali, una conformazione che di fatto impedisce l’aggregazione e, non si sa se consapevolmente o meno, certamente impedisce di seminare la possibilità di una rivolta.

    Quanti confini può avere un sogno per restare tale?

    Un’ora e mezza intensa che ha visto anche il pubblico partecipe nella fase finale di domande e dibattito. Ringraziamo ancora i nostri ospiti e lasciamo qui le indicazioni di questo libro che ci è anche affettivamente caro.

    Cristina Sertorio

    La tavola rotonda si è svolta online il 12 febbraio 2021, introdotta da Gabriele Magazzù, co-editor di Phom, e condotta da Beppe Quaglia, esperto di comunicazione sociale e docente di “Comunicazione di pubblica utilità” presso lo IAAD. America Fi(r)st, uscito nel 2020 con i testi di Alan Friedman, è pubblicato da Allemandi editore.

  • Phom ha raggiunto il suo traguardo per il crowdfunding di INCONTRI 2019.
    Un traguardo non semplice per noi, con il quale ci avete dimostrato - oltre ad un interesse vivo per i nostri INCONTRI - la volontà di sostenere concretamente un progetto culturale che va avanti da più di cinque anni.

    Questa pagina quindi per dire GRAZIE - di cuore - a chi ha voluto sostenere la nostra campagna dimostrandoci affetto e vicinanza, anche da lontano:

    Dino Amenduni, Anna Andreis, Sebastiano Barbieri, Pietro Barbieri, Lucio Beltrami, Giulio Bernardi, Marco Bombara, Francesca Borello, Rossana Brando, Lorenza Bravetta, Patrizio Broggi, Cristina Campanella, Carlo Cantono, Silvia Carbogno, Dario Carissimi, Giovanni Cassanese, Isabella Castelli, Marianna Chianese, Francesca Cirilli, Sergio Creazzo, Monia D'Oca, Michele D'Ottavio, Elisa Dani, Marco Da Re, Jacopo De Agostini, Antonio dell'Aquila, Celeste Donvito, Roberta Falciano, Marco Filippi, Eloisa Paola Fontana, Eva Framarino, Marialuisa Framarino, Stefania Giannuzzi, Fabio Gibin, Enrico Gibin, Silvia Gilotta, Daniele Giorgis, Marco Gobetti, Davide Greco, Catherine Leclercq, Diletta Lo Guzzo, Luca Magazzù, Marcello Magazzù, Giovanni Marrozzini, Gisella Molino, Massimo Morelli, Alessio Nardelli, Giuseppe Nucci, Federica Pecoraro, Vncenzo Antonio Pistorio, Silvia Platia, Laura Polazzi, Katia Pollicino, Erica Pozzato, Marisa Prete, Alberto Prina, Elisa Profico, Paolo Quartana, Pierluigi Razza, Elisabetta Riccio, Floriana Riccio, Alessandro Rizzo, Angelo Romano, Amanda Ronzoni, Olivia Rotondo, Agnese Samà, Liborio Sansone, Silvia Sertorio, Cristina Sertorio, Ruth Barbara Staempfli, Marco Tacchini, Isabella Tholozan, Stefano Todescato, Luca Turturro, Andrea Turturro, Mariagrazia Turturro, Lorenzo Varale, Paolo Verzone, Vanessa Vettorello, Lorenzo Zoppolato, Stefano Zuliani.


  • Torna INCONTRI con la sua terza edizione, realizzata quest’anno grazie al vostro sostegno e alla Fondazione CRT.

    Dopo il successo delle prime due edizioni, INCONTRI torna ad abitare luoghi diversi della città di Torino per affrontare un tema articolato, complesso e importante: la relazione tra la Fotografia e l’Ambiente.
    Raccontare le tematiche ambientali dal punto di vista di chi fa e diffonde la cultura fotografica può non essere semplice: non è solo una questione di contenuti ma di scelte, di cosa e come raccontare.

    Con questi quattro nuovi appuntamenti cercheremo di costruire un percorso, attraverso il racconto e le immagini di quattro fotografi in dialogo con quattro esperti del clima, dell’ambiente e delle scienze umane.

     

    26 SETTEMBRE 2019

    Polo del 900 - 19.00

    Alessandro Grassani, fotografo, insieme ad Adriano Favole, antropologo
:
    Che impatto hanno i cambiamenti climatici sugli insediamenti umani?

    Alessandro Grassani è un fotografo documentarista, che pubblica regolarmente le sue storie sulla stampa internazionale. Il suo progetto Environmental Migrants: the last illusion, ancora in corso, gli ha portato riconoscimenti e notorietà internazionale. Environmental Migrants è il racconto, spesso passato in secondo piano, di chi è costretto a spostarsi o lasciare la propria terra a causa degli sconvolgimenti che inquinamento e cambiamento climatico hanno causato.

    Adriano Favole insegna Antropologia culturale all’Università di Torino ed è vice direttore per la Ricerca presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società. Ha insegnato presso le Università di Milano, Genova, Bologna e in Nuova Caledonia. Ha viaggiato e compiuto ricerche a Futuna (Polinesia occidentale), in Nuova Caledonia, a Vanuatu, in Australia e a La Rèunion (Oceano indiano). I suoi ambiti di ricerca principali sono l’antropologia politica, l’antropologia del corpo e l’antropologia del patrimonio.
    Il suo ultimo libro è Vie di fuga. Otto passi per uscire dalla propria cultura. 

     

    30 OTTOBRE 2019

    Toolbox - ore 19.00

    Paolo Marchetti, fotografo, insieme a Leonardo Caffo, filosofo
:
    Lo sfruttamento degli animali può essere il prezzo della nostra vanità?

    Paolo Marchetti è un fotogiornalista freelance. Ha lavorato per più di dieci anni nell’industria del cinema, e quasi contemporaneamente ha intrapreso la carriera di fotografo. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali e viene pubblicato dalle più importanti testate in tutto il mondo, non da ultimo con il suo progetto Fever, sulla rinascita del neofascismo in Europa. The price of vanity è un’investigazione sugli allevamenti intensivi delle specie animali destinate al business dell’alta moda. Un mondo a cui non si è abituati a pensare, quello del mercato delle pelli animali, documentato in tutta la sua crudezza.

    Leonardo Caffo è un filosofo, docente di Ontologia del Progetto al Politecnico di Torino. Ha fondato Waiting Posthuman Studio, unità di ricerca fra filosofia, architettura e arte; insegna inoltre alla NABA di Milano e alla Scuola Holden di Torino. Scrive sull'inserto culturale La Lettura del Corriere della Sera ed è codirettore di Animot. L’ultimo suo libro è Vegan, un manifesto filosofico.

     

    15 NOVEMBRE 2019

    Scuola Holden - ore 19.00

    TerraProject, collettivo di fotografi, insieme a Giulia Sonetti, ricercatrice del Politecnico di Torino
:
    L'agricoltura intensiva e lo sfruttamento delle terre: quali effetti sul paesaggio e sulle persone?

    TerraProject è un collettivo di fotografi italiani fondato nel 2006.
    Composto da Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli, il gruppo ha prodotto numerosi progetti individuali e collettivi, tutti legati a tematiche sociali e ambientali. Esposto e pubblicato dai più importanti magazine internazionali, Land Inc. è il loro imponente lavoro sul land grabbing, lo sfruttamento globale delle terre coltivabili da parte di governi, aziende e gruppi finanziari.

    Giulia Sonetti, architetto ed esperta di sostenibilità ed energie rinnovabili, è ricercatrice presso il DIST, il Dipartimento Interateneo Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico di Torino. Fa parte del “Green Team” che si occupa della sostenibilità nel mondo universitario. Ha una lunga esperienza di ricerca e collaborazione con università di tutto il mondo, ed è parte di numerosi progetti interdisciplinari legati alla sostenibilità ambientale in Europa.

    9 GENNAIO 2020

    Environment Park - ore 19.00

    Prendi il tuo biglietto su Eventbrite!

    Paolo Verzone, fotografo, insieme a Luca Lombroso, climate expert:
    Cosa possono dire i poli sul nostro futuro? La ricerca scientifica agli estremi del mondo ci racconta il cambiamento climatico.

    Paolo Verzone è membro di Agence VU dal 2003. Per i suoi lavori ha ricevuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui tre World Press Photo award. Con il suo progetto Cadets ha indagato l’identità europea attraverso gli allievi delle accademie militari nei paesi dell’Unione. Insieme ad Alessandro Albert realizza The Moscow Project, cominciato nel 1991 e che continuerà nel 2021. Arctic Zero è il suo lavoro sulla comunità umana più a Nord del mondo, quella dei ricercatori che dalle isole Svalbard rilevano i cambiamenti climatici globali.

    Luca Lombroso è meteorologo, divulgatore ambientale, conferenziere e scrittore. Ha partecipato a diversi vertici internazionali sul clima, e all’attività di ricerca ha affiancato la partecipazione a numerose produzioni televisive. Autore di diversi libri, si dedica adesso maggiormente alla divulgazione e a conferenze pubbliche sui cambiamenti climatici e l’ambiente.

     

    Potrete prenotare ed acquistare l’ingresso alle serate di INCONTRI 2019 attraverso Eventbrite a partire da settembre.

     

    Per ogni uteriore informazione, scrivete a info@phom.it !

     

    Ricordiamo a tutti coloro che ci hanno sostenuto nel crowdfunding (e nelle cui ricompense erano inclusi degli ingressi ad una o più serate), di scriverci a info@phom.it indicando a quali serate intendono partecipare.

     

     

  • INCONTRI 2019 HA BISOGNO DEL TUO SOSTEGNO!

    Anche quest’anno stiamo lavorando per organizzare l’evento e, questa volta, abbiamo bisogno del tuo aiuto per realizzarlo.
    Come per le precedenti edizioni, vogliamo continuare ad intercettare e raccontare i temi più urgenti e coinvolgenti della contemporaneità, che riguardano tutti. Quest’anno, infatti, abbiamo deciso di parlare di "Fotografia e ambiente" con quattro fotografi e altrettanti esperti di livello internazionale.

    Nelle prime due edizioni abbiamo investito in prima persona per affrontare i costi di organizzazione e produzione. Fotografi ed esperti ci hanno offerto la loro disponibilità apprezzando il valore della proposta, e le istituzioni pubbliche e private hanno creduto nel progetto offrendoci i loro spazi. È stato uno sforzo e una scommessa, vinta dal punto di vista della qualità del prodotto, ma economicamente non più sostenibile solo da noi. Quest’anno dobbiamo, e vogliamo, riconoscere il lavoro che permette di realizzare ogni edizione di INCONTRI: l’impegno dei fotografi e dei relatori, il lavoro di tutte le persone che ci danno una mano e il nostro lavoro progettuale e organizzativo.

    Se hai apprezzato INCONTRI, noi apprezzeremo moltissimo il tuo aiuto.
    Ti chiediamo di sostenere il progetto con un contributo, per far sì che i nostri INCONTRI continuino a essere uno spazio di scambio, confronto e cultura sulle tematiche che riguardano il futuro di tutti.  
    Vuoi che, ancora una volta, tutto questo sia possibile?


  • Lo scorso 5 dicembre abbiamo incontrato Achille Filipponi, co-fondatore di Yard Press ed autore egli stesso, nonché editor di Archivio Magazine e docente. Yard Press è una realtà molto particolare nell’editoria fotografica: nata nel 2014, si è fatta conoscere per le sue pubblicazioni che intrecciano la fotografia contemporanea, gli archivi e le sottoculture urbane (e musicali) che hanno attraversato gli ultimi decenni.

     

     

     

    Fin dal suo esordio Yard Press è apparsa come un soggetto anomalo nell’editoria italiana: le prime uscite sono state Ceremony e Dark Portraits, una antologia dalla scena della street art romana degli anni ’90 la prima, ed il primo libro di Dino Ignani la seconda, ritratti dei “dark” romani a metà degli anni ’80. Il legame con le sottoculture musicali è quindi esplicito, e non solo: Yard Press pubblica dei dischi, Stone Tape della storica band britannica dei Telescopes è stato il primo, Sparkling Matter di Matteo Nasini l’ultimo.

    Anche il non essere identificati unicamente come casa discografica o casa editrice fa parte dell’idea alla base di Yard Press. Ma la cosa che più colpisce è l’approccio ai materiali che vengono pubblicati: seppur accomunati da temi e “attitudini” menzionati sopra, tutti sembrano essere figli di una forma archetipica: l’archivio.
    Un archivio asistematico, i cui materiali vengono utilizzati in una delle forme possibili. Filipponi ci dice che quasi nessuno dei lavori pubblicati è nato da una progettualità precisa: che fosse il lavoro di un fotografo o meno, nessuno di questi è nato come un progetto fotografico, pianificato, organizzato, sviluppato come tale.
    E, neppure tanto paradossalmente, l’assenza di progettualità esplicita diventa la forza di queste pubblicazioni: prendiamo l’America catturata all’incrocio di poche strade nelle immagini di Fabrizio Carbone in 7 W 84th Street—NYC 1972, le foto personali di un non-fotografo, pochi rullini di immagini vivide di chi l’America l’ha sognata e poi ripudiata.
    Oppure la non-trilogia che unisce Genova, Napoli e Palermo, tre diversi libri sull’underground punk di Antonio Amato, Toty Ruggieri e Fabio Sgroi, che praticamente negli stessi anni fotografavano amici, vagabondaggi e concerti, in un irripetibile miscuglio di globalità e provincialismo.

    O il libro «di un solo giorno» di Alessandro Rizzi, Sculptures, le immagini deturpate di Brad Feuerhelm, o ancora Itaca di Gabriele Rossi, anche questo un archivio “sabotato”.

    Filipponi ci racconta anche di un certo fastidio per la fotografia italiana “classica”, quella del realismo, del reportage, e in generale di un contenuto esplicito, sociale o meno che sia, spesso contenitore buono per tutto.

    Anche da questo distacco nasce Yard Press, insieme alla sua natura “sperimentale”, non tanto nella forma – o non soltanto almeno – ma proprio nella concezione dell’immagine fotografica. Come dicevamo all’inizio, un percorso particolare, anche visto dall’interno del panorama italiano.

    Ci siamo congedati augurandoci che avventure come quelle di Yard Press possano avere sempre più spazio all’interno dell’editoria indipendente, che nella diversità e nella capacità di visioni “eccentriche” ha i suoi punti di forza.

    Phom incontra Yard Press è stato ospitato dalla Libreria Bardotto, a Torino.

         Gabriele Magazzù

     


  • Phom continua la sua esplorazione del mondo dell'editoria fotografica indipendente. All'interno dell'ultima edizione di
    Paratissima, in collaborazione con NoPhoto, il 1° Novembre abbiamo avuto il piacere di condividere un momento di confronto con Aminta Pierri, fondatrice di Balter books, e la fotografa Carmen Colombo. L'occasione è stata la pubblicazione - fresca di stampa - diAl di qua delle montagne”.

    Il lavoro di Carmen era stato selezionato dall'occhio attento di Laura Tota, che è parte del team curatoriale della sezione NoPhoto e quindi esposto all'interno della più ampia cornice di Paratissima.

    Balter books è un attore che da poco è salito sul palco dell'editoria indipendente, ma il suo debutto è segnato dal suo nome: Balter è un termine anglosassone di difficile traduzione e indica una danza senza regole. Ciò a cui si rifà Balter è ritmo, dinamica e percezione spaziale.
    Aminta Pierri ha le idee chiare, e quando conosce Carmen durante gli studi a Milano in accademia Luz, individua subito in lei e nella sua sensibilità una potenzialità, nonostante la giovane età della fotografa. Comincia a curare così lo sviluppo del progetto seguendone l'avanzamento, i progressi. Suggerisce fornendo stimoli e la struttura che ritroviamo sfogliando le pagine del libro.

    Risultato di un percorso autoriale consapevole, le immagini fotografiche realizzate da Carmen sono una personalissima ricerca sul territorio brianzolo, fatta di simbolismi, ripetizioni, metafore che si ritrovano tanto nei paesaggi urbani quanto nei ritratti. Elemento comune di queste immagini è uno sguardo freddo, ma dotato di una certa ironia, su scorci di una qualsiasi città lombarda che, nell'assenza di didascalie o indicazioni, diventano emblematici di tutte le città dell’Italia settentrionale.
    A riallacciare l'empatia con il lettore, ci pensano i ritratti - uniche immagini con figure umane all'interno del libro - anch'essi connotati da un carattere surreale. Alcuni passanti offrono la loro figura con sguardi persi, forse sognanti o forse smarriti, in contesti a volte alienanti.
    Durante l'incontro Aminta ha spiegato come si sia sviluppata l'idea di questo libro e in che modo la sua professionalità abbia guidato la scelta di alcune immagini, e di come queste siano state inserite in una concezione più ampia nella quale rientrano l'impaginazione, la carta, la tipologia di stampa, la rilegatura e la scelta ben consapevole, di non utilizzare alcun testo, se non un piccolo cartoncino che accompagna il volume.

    È difficile seguire la realtà del photo-book, continuamente in espansione ed evoluzione, tanto in Italia quanto all’estero. Avere la possibilità di ascoltare le parole di chi ha già definito un proprio cammino all’interno di questo fermento è quindi estremamente interessante. Aspettiamo con ansia di sfogliare le pagine della prossima pubblicazione di Balter books, a sicura conferma delle capacità di questa giovane editrice.

     Marco Marucci

    ENGLISH VERSION

    Phom is carrying on its personal scouting in the world of the independent publishing. Inside the last edition of Paratissima, in collaboration with NoPhoto, on November 1st we had the pleasure to share a moment to talk with Aminta Pierri, Balter Books founder, and the photographer Carmen Colombo. The chance has been the release – hot off the press – ofAl di qua delle montagne(On this side of the mountains). Carmen’s work has been shortlisted by the careful eye of Laura Tota, part of the curatorial team in the NoPhoto section, and thus shown in the larger frame of Paratissima.

    Balter books is an actor who has just jumped on the stage of the independent publishing, but its debut is marked by its name: Balter is and old Anglo-Saxon word – quite hard to translate – which mean a dance with no rule. Balter deals with rhythm, dynamic and spacial perception.

    Aminta Pierri has clear ideas, and when she meet Carmen, during the studies in the Luz Academy in Milan, she immediately see a potentiality in her and in her sensitivity, despite the photographer being so young. She begins to help her developing the project and following up the progress. She provides her motivation and the structure that we find while browsing the pages of the book.

    As a result of a aware authorial course, the images taken by Carmen are part of a very personal research on the Brianza territory, made of symbolism, repetitions, metaphors which we can see in the urban landscapes and in the portraits as well. Common detail of these images is a cold glance, even if sometimes ironic, over the views of an unknown Lombard town which, missing captions or indications, becomes emblematic of all the city of norther Italy. Aiming to reconnect the empathy with the reader, we have the portraits. They are the only images in which we can find human beings and which are characterized by a surreal aspect as well. Some passerby offers its figure while blankly staring, maybe dreamy or lost, in alienating scenes.

    During the talk, Aminta explains how the idea of the book took its shape and how its professionality has driven her choosing some of the images, and how these images have been inserted in a larger concept in which we can find the layout, the paper, the printing technology, the binding and the well aware choice not to use any text, expect for a small flyer which comes with the book.

    It’s hard to follow the photo-book reality, everyday expanding and evolving, in Italy and abroad as well. Having the chance to listen to someone who has its own path in the inside of this ferment is – thus – extremely interesting. We can’t wait to browse the pages of the next Balter Books issue, sure it will be a confirmation of the skills of this young publisher.

    Marco Marucci

  • Il 22 febbraio abbiamo avuto il piacere di ospitare un incontro con Witty Kiwi, una delle realtà editoriali più attive nel panorama fotografico italiano. La serata nasce dal desiderio di investigare un settore, quello del libro fotografico indipendente, che negli ultimi anni ha acquisito un peso sempre maggiore nella diffusione della cultura fotografica contemporanea.
    Abbiamo incontrato Tommaso Parrillo, fondatore di Witty Kiwi, ed Emanuele Camerini, fotografo che con l'editore ha pubblicato il suo primo libro. In dialogo con Marco Marucci e Gabriele Magazzù hanno condiviso con noi le loro esperienze.

    Witty Kiwi nasce nel 2013 da un’idea di Tommaso Parrillo, fotografo di formazione che progressivamente si è concentrato sull’editoria fotografica. Durante gli studi all’Accademia di Belle Arti si interessa all’idea di portare i progetti fotografici su carta, prima attraverso la forma della fanzine e poi con la pubblicazione di volumi veri e propri. L’esigenza principale era quella di presentare dei progetti fotografici «che avessero una propria tangibilità, e non fossero legati necessariamente ai ritmi frenetici del web». Comincia quindi con una pubblicazione semestrale, Witty Magazine, e poi con la progettazione di libri fotografici, con tirature sempre crescenti.

    La ricerca di una materialità “perduta” è certamente uno dei fattori determinanti del ritorno in auge del libro fotografico. In un’epoca dove la maggior parte della fotografia viene prodotta e fruita digitalmente, principalmente sul web, l’oggetto libro acquisisce un significato diverso: una lettura privata e personale, una percezione diversa del racconto fotografico e della sua scansione, il riconoscimento della progettualità che lo ha costruito.

    «Fino a non molto tempo fa», spiega Parrillo, «il libro fotografico veniva identificato con il catalogo di una mostra, oppure con la monografia di un grande autore. Adesso la percezione è completamente diversa. Il rischio è forse quello di non riuscire ad uscire da una nicchia di addetti ai lavori, un po’ perché spesso si fanno i libri pensando già a questa nicchia, un po’ perché forse al grande pubblico mancano le basi per poter leggere alcuni tipi di fotografia. È indubbio però che la pubblicazione di un libro per un giovane autore costituisca una grande occasione di visibilità. Sono molto ottimista, perché immagino sempre una maggiore apertura delle persone verso il fotolibro, al di fuori del circuito degli addetti ai lavori».

    Il ruolo dell’editore, soprattutto in una realtà indipendente, è diventato complesso e non è solo quello di chi materialmente fa stampare il libro: «un libro fotografico, come prodotto, può essere visto come un lavoro co-autoriale: del fotografo ovviamente, che porta la sua visione e le sue immagini, ma anche dell’editore, del designer, dello stampatore. Ogni libro che produco è sempre il frutto di una collaborazione di più parti».

    Parrillo interviene molto in fase di editing delle immagini, e ci siamo chiesti come sia possibile lavorare a progetti così legati al vissuto personale dei fotografi: «non è scontato che un autore ceda il proprio lavoro a scatola chiusa», ha spiegato, «l’editore deve cercare di capire cosa ha fatto l’autore, come una sorta di psicologo. Il lavoro finale è frutto di un compromesso, e soprattutto di un rapporto di fiducia».

    Grazie anche a questo rapporto di fiducia, Witty Kiwi si è fatta notare per le sue scelte editoriali: «mi sono da subito concentrato su un ambito preciso della ricerca fotografica, la fotografia introspettiva, autoriale: un approccio che ho sempre sentito vicino, da giovane autore e poi da editore di progetti di altre persone. Mi è sempre piaciuto esplorare uno spazio privato, intimo, e capire poi come questo possa diventare universale». Lo «spazio privato» che lega molte pubblicazioni di Witty Kiwi è quello dei legami personali, familiari o amicali: B to B di Brenda Moreno, 1999 di Iacopo Pasqui, L’unghia del Leone di Aminta Pierri o Notes for a silent man di Emanuele Camerini, sono alcuni dei lavori pubblicati che nascono dall’elaborazione di questi legami. «Questa ricerca dei legami», afferma Parrillo, «è poi diventata quasi inconsapevolmente una caratteristica di molti libri che ho pubblicato».

    In questo, Notes for a silent man risulta quasi paradigmatico: concepito durante gli studi in fotogiornalismo dell’autore, il progetto doveva servire sia a staccarsi da un approccio di reportage “classico”, sia a ricostruire un legame personale, quello con il padre, cambiato dopo la separazione dei genitori: «ho cominciato raccogliendo delle foto di famiglia, ritagliandole, quasi a volerle reinterpretare», racconta Camerini, «poi ho ripercorso i luoghi delle vacanze che appartengono anche all'immaginario di mio padre, ad una memoria condivisa». In questi luoghi Camerini comincia a fotografare il paesaggio, in parte cambiato, e a fotografare sé stesso, anch’egli cambiato. Le immagini diventano un “dummy”, poi spedito al padre, quasi a chiudere il percorso personale che questo lavoro ha rappresentato. Nel frattempo il progetto diventa anche un lavoro editoriale, molto diverso dalla sua forma iniziale: «lo sguardo esterno dell’editore è stato fondamentale, ed il lavoro che ci ha portato alla pubblicazione abbastanza rapido».

    Notes for a silent man è anche un lavoro sulla memoria, e la memoria è un altro tema ricorrente nelle pubblicazioni di Witty Kiwi: anche il lavoro di Aminta Pierri, L’unghia del Leone, parte da materiali già esistenti – in questo caso l’archivio del nonno dell’autrice – per creare però un percorso diverso. Le immagini utilizzate per Notes appartengono al vissuto dell’autore, che le ha rielaborate e messe insieme a delle immagini nuove, del suo presente, nel caso de L’unghia del Leone invece, l’autrice si appropria di pezzi della memoria del nonno, ri-fotografandoli, per «cucirsi addosso un nuovo io», per usare le parole di Parrillo.

    Fulvio Bortolozzo, che assistiva alla serata, ha voluto sottolineare come dei lavori di questo tipo possano rientrare in un certo stile “internazionale”, e si è chiesto se così possa venire meno una certa riconoscibilità “iconica” di un autore o di uno stile. A noi è sembrato piuttosto che la riconoscibilità del progetto non derivi necessariamente da uno “stile” ma dall’unicità di un processo, che ha poi determinato la struttura del libro.

    In chiusura, Marco Benna ha poi chiesto che tipo accoglienza hanno questi lavori presso un pubblico più “generalista”, anche in virtù dei temi che esplorano: «quando produco un libro», conclude Parrillo, «penso anche a chi voglio consegnarlo, e cerco in tutti i modi di avere più interazione possibile. Quando presento un libro come quello di Emanuele, questo mondo si apre anche a chi non si è mai interessato di fotografia, perché emotivamente, empaticamente si sente coinvolto. È qualcosa che spesso ha un riscontro immediato, e che dà grande soddisfazione».

    Un percorso sempre in divenire, quello di Witty Kiwi, che rispecchia la vitalità di una editoria indipendente che – in Italia e nel mondo – sta contribuendo alla fotografia contemporanea con progetti unici e realizzati con grande cura. Per avere un’idea di questa espansione, basti solo ricordare lo spazio che veniva dedicato ai libri durante i festival solo dieci anni fa, e paragonarlo all’attenzione che ricevono adesso.

    Una nuova vita quindi quella del fotolibro, che speriamo possa continuare a crescere ed essere sempre più accessibile.

    Phom incontra Witty Kiwi è stato ospitato negli spazi di Lombroso 16, a Torino.

       Gabriele Magazzù

     

  • Locandina completa Incontri 2016

    Per il secondo anno consecutivo torna “Incontri”, la rassegna di conferenze in cui Phom si confronta con fotografi ed esperti di fama internazionale, e con il proprio pubblico, sui temi che riguardano la fotografia.

    Dopo il successo dei quattro appuntamenti del 2015, “Incontri” torna in due luoghi simbolo della città di Torino: il Circolo dei Lettori e la Scuola Holden, per esplorare e discutere di un tema delicato e affascinante: il rapporto tra fotografia e parola.

    Quattro appuntamenti per provare a capire come immagini e parole abbiano saputo raccontare i luoghi, la guerra, il viaggio, e di come si intersechino e convivano nella costruzione di un prodotto editoriale.
    Lo faremo insieme a fotografi, giornalisti, photoeditor e scrittori che hanno indagato e praticato questo rapporto.

    29 GIUGNO
    Circolo dei Lettori, Via Giambattista Bogino, 9 - 20,45

    Sabrina Ragucci | fotografa e critica della fotografia
    Giorgio Falco | scrittore
    Ci parleranno del loro ultimo lavoro insieme, “Condominio Oltremare”, un incrocio di storie e immagini in una riviera romagnola desolata e fuori stagione. Ci racconteranno cosa voglia dire costruire un racconto ibrido, frutto di una simbiosi tra parola e fotografie.

    6 SETTEMBRE 
    Circolo dei Lettori, Via Giambattista Bogino, 9 - 20,45

    Ugo Lucio Borga | fotogiornalista e reporter
    Domenico Quirico | giornalista de La Stampa
    Per affrontare il racconto di quello che forse di più satura la nostra informazione quotidiana: i conflitti e le guerre. Come parole e immagini possano fare la differenza nel riportare un conflitto, e a volte addirittura influenzarlo?

    14 DICEMBRE 
    Scuola Holden, Piazza Borgo Dora, 49 - 18,45

    Giovanni Marrozzini | fotografo indipendente
    Angelo Ferracuti | scrittore
    Il viaggio, la fotografia e la parola si intrecciano in un racconto corale di esperienze condivise fra i due linguaggi.

    26 GENNAIO 2017 
    Scuola Holden, Piazza Borgo Dora, 49 - 18,45

    Michele Smargiassi | giornalista di Repubblica e autore del blog fotografico Fotocrazia
    Renata Ferri | photoeditor per Io Donna e Amica - RCS Mediagroup
    L'evoluzione del rapporto tra fotografia e parola: quanto questa relazione diviene fondamentale a seconda dei contesti di realizzazione e di utilizzo.

    Tutti gli appuntamenti di Incontri 2016 sono ad ingresso gratuito, previa prenotazione su Eventbrite.

    Per info: scrivete a info@phom.it!

    Concept, struttura e contenuti, conduzione dell'incontro a cura di Marco Benna

    ENGLISH VERSION

    Incontri” is back for its second year of conferences in which Phom creates discussions between photographers, internationally renowned experts and their audience on various topics regarding photography.

    After the success of 2015’s conferences, “Incontri” will be held in two of the most beloved venues within Turin’s cultural scape: Circolo dei Lettori and Scuola Holden, which will host talks that will explore the delicate and fascinating relationship between photography and the written word.

    There will be four encounters in which we’ll try to understand how images and words have been able to narrate wars, places, travels, and how they coexist in the creation of an editorial product.
    Among our guests there will be photographers, journalists, photo editors and writers who have explored and practiced this kind of relationship.

    29th of June
    Circolo dei Lettori, Via Giambattista Bogino 9 - 8,45 pm

    Sabrina Ragucci | photographer and photography critic
    Giorgio Falco | writer
    Together they will talk about their last collective work “Condominio Oltremare”, a crossroad of stories and images that take place in a desolated Italian well known riviera, during the cold seasons.
    The authors will tell us about how to build a hybrid account, originated by the symbiosis between photography and words.

    6th of September
    Circolo dei Lettori, Via Giambattista Bogino 9 - 8,45 pm

    Ugo Lucio Borga | photojournalist
    Domenico Quirico | journalist at La Stampa
    In this conference Ugo Borga and Domenico Quirico will talk about how to deal with two of the topics that largely fill our daily news: wars and conflicts. How can images and words make a difference in reporting war news and how can they possibly influence them?

    14th of December
    Scuola Holden, Piazza Borgo Dora 49 - 6,45 pm

    Giovanni Marrozzini | Independent photographer
    Angelo Ferracuti | writer
    Travel, photography and the written word embrace in a choral account of shared experiences between the two languages.

    26th of January
    Scuola Holden, Piazza Borgo Dora 49 - 6,45 pm

    Michele Smargiassi | journalist at Repubblica and founder of the photography blog Fotocrazia
    Renata Ferri | photoeditor at Io Donna and Amica - RCS Mediagroup
    The evolution of the relationship between photography and words: how it becomes fundamental according to the realisation and usage contexts.

    All Incontri conferences are free, but please do reserve a place on Eventbrite.

    For any kind of information write us at info@phom.it!

    All conferences and curated and presented by Marco Benna.

  • "iRevolution" di Irene Alison

    Dopo aver organizzato qualche mese fa la presentazione di "Hotel Immagine" del fotografo Simone Donati (collettivo TerraProject), Phom continua il proprio lavoro di indagine sulla fotografia organizzando una serata dedicata alla presentazione di "iREVOLUTION - Appunti per una storia della mobile photography", il nuovo libro di Irene Alison.

    Che cos’è la mobile-photography?

    In che modo segna i processi della comunicazione e trasforma forme e strutture della fotografia professionale? iRevolution vuole essere una riflessione intorno all’utilizzo del telefono cellulare come strumento di ripresa, al suo potenziale, i suoi limiti, il suo uso progettuale e autoriale, il suo impatto sul linguaggio visivo e sui meccanismi del mercato.

    In un mondo in cui ognuno, in qualsiasi momento, può registrare qualunque evento con il proprio telefono, che ruolo resta al fotografo professionista? iRevolution apre un dialogo tra autorevoli punti di vista –curatori, teorici e photoeditor – e dà voce ai professionisti che hanno scelto di abbracciare la sfida di un nuovo strumento in relazione alla documentazione del contemporaneo.

    A dialogare con l'autrice, e a discutere del tema, ci saranno anche Irene Opezzo, photoeditor del quotidiano La Stampa, e Marco Benna, co-fondatore di Phom.

    Vi aspettiamo il 7 gennaio alle 18.30, presso la Libreria Bodoni|Spazio B, Via Carlo Alberto 41, Torino.

    Irene Alison lavora ad ampio raggio nel settore della fotografia. Giornalista professionista, ha cominciato il suo percorso nelle redazioni de Il Manifesto e D - La Repubblica delle Donne. Insieme ai fotografi, ha sviluppato e realizzato sul campo progetti di reportage pubblicati su magazine italiani e internazionali. I suoi articoli di approfondimento fotografico sono apparsi negli ultimi anni su La Lettura de Il Corriere della Sera, IlSole24ore, D e Pagina99. Collabora in qualità di tutor, insegnante e consulente con l’ISFCI di Roma, la Scuola Romana di Fotografia e la Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Come critico e curatore, ha collaborato, tra gli altri, con il Brighton Photo Fringe, Festival Internazionale FotoGrafia di Roma, Officine Fotografiche, Scuola Holden. Dal 2009 al 2014, è stata direttrice del photo-magazine Rearviewmirror. Nel 2014 ha fondato lo studio di progettazione e produzione fotografica DER*LAB, di cui è direttore creativo.

    Irene Opezzo è photo editor de La Stampa, dove si occupa di produzione e ricerca fotografica.
    A Milano frequenta i corsi di Design al Politecnico e studia fotografia al CFP Bauer, dove approfondisce progetti di ricerca, storia e photo editing. Inizia a lavorare con fotografi a Berlino e a Bruxelles, per magazine di moda e poi da Vogue Italia con Alessia Glaviano, dedicandosi ai canali web di attualità, arte, fotografia ed eventi. Nel 2010 si trasferisce a Torino per lavorare a La Stampa, diretta da Mario Calabresi. Pubblica regolarmente racconti fotografici di attualità commissionando reportage in Italia e all’estero. Nel 2015 vive 6 mesi a Los Angeles dove è Photo Editor di Vice News e lavora con i giornalisti e i video producers del progetto di Jason Mojica.

    ENGLISH VERSION

    After presenting Simone Donati’s book “Hotel Immagine” (TerraProject collective), Phom continues its research within contemporary photography organising a venue to present "iREVOLUTION - Notes for a history of mobile photography", a new book by Irene Alison.

    What’s mobile photography?

    How does it influence communication processes and how does it transform the structures of professional photography? iRevolution is a reflection on the use of mobile phones as instruments to take pictures, on their potential and their limits, on their use for a an organised project and its impact on visual languages and the market’s mechanisms.

    In a world where anyone can register any event with a mobile phone, what role is left for professional photographers? iRevolution opens up a dialogue between authoritative points of view by curators, theorists, photo editors, and all those professionals that chose to embrace the challenge of a new instrument related to the documentation of our times.

    Irene Opezzo, photo editor of La Stampa, and Marco Benna, Phom co-founder, will be present in order to dialogue with Irene Alison on various issues regarding mobile photography.

    The presentation will be held on the 7th of January at 6.30 pm at Libreria Bodoni / Spazio B, Via Carlo Alberto 41, Turin.

    Irene Alison works within the field of photography. She started working as a professional journalist for Il Manifesto and D - La Repubblica. Together with various photographers she developed and carried out reportages published on Italian and international magazines. Her articles have appeared on La Lettura, insert of Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore and Pagina99. She collaborates as a tutor, teacher and consultant with the ISFCI in Rome, Scuola Romana di Fotografia and the Fondazione Studio Marangoni in Florence. As a curator and critic she has collaborated, among others, with Brighton Photo Fringe, Festival Internazionale FotoGrafia in Rome, Officine Fotografiche and Scuola Holden. From 2009 to 2014 she was editor-in-chief of Rearviewmirror magazine. In 2014 she founded DER*LAB, a consulting studio specialised in the field of documentary photography.

    Irene Opezzo works as a photo editor at La Stampa, where she takes care of the photographic production and research. She has studied Design at Politecnico di Milano and later studied photography at the CFP Bauer Institute, where she deepened her knowledge of research projects, stories and photo editing. She started working with photographers in Berlin and Brussels for fashion magazines and later for Vogue Italia with Alessia Glaviano, dedicating herself to web channels about art, photography and events. In 2010 she moved to Torino to work with La Stampa, directed by Mario Calabresi. She regularly publishes photographic stories about current news commissioning reportages in Italy and abroad. In 2015 she spent 6 months in Los Angeles working as a photo editor for Vice News for Jason Mojica’s project. 

  • EVENTO_phom_def-01

    Phom continua il proprio lavoro di indagine sulla fotografia presentando “Incontri”, un’iniziativa per affrontare, insieme a fotografi che hanno acquisito fama internazionale ed esperti del settore, le tematiche legate al cambiamento della società, del territorio, del linguaggio e del lavoro del fotografo.

    In quattro luoghi significativi della città di Torino, si incontreranno per confrontarsi e osservare le trasformazioni della fotografia contemporanea in relazione ai cambiamenti del nostro mondo e del nostro tempo.

    Il programma di “Incontri” prevede quattro appuntamenti, suddivisi nei mesi di giugno, luglio, settembre e ottobre.

    Qui il video di sintesi dei quattro incontri.

    10 GIUGNO – La trasformazione del lavoro del fotografo
    Toolbox, Via Agostino da Montefeltro, 2 – 20,45

    I cicli di evoluzione delle tecnologie, la crisi dell’editoria, i cambiamenti sociali e dei mercati economici impongono alla professione del fotografo cambiamenti spesso inattesi e con poche certezze sul futuro. Eppure sono propri questi cambiamenti a produrre nuovi scenari. Saranno nuovi anche per il fotografo di domani?

    Ne discutono Simone Donati, fotografo del collettivo Terraproject Paolo Ranzanifotografo e direttore del dipartimento di fotografia dello IED di Torino.
    Per rimanere informato su questa serata, seguici qui.

    1 LUGLIO - Le trasformazioni della società
    Casa del quartiere di San Salvario, Via Oddino Morgari, 14 - 20,45

    Una peculiare funzione della fotografia è sempre stata quella di poter restituire la realtà sociale. Come è riuscita la fotografia a percorrere le strade dei mutamenti sociali, anticiparli o semplicemente registrarli?

    Ne discutono i fotografi Paolo Verzone e Alessandro Albert, insieme alla sociologa Tatiana Mazali.

    23 SETTEMBRE – Le trasformazioni del territorio
    IAAD, Via Pisa, 5 - 20,45

    Le città mutano pelle con flussi di persone, locali e immigrate, in continuo movimento. Nuovi insediamenti architettonici trasformano gli skyline delle città e lo stesso concetto di spazio urbano, gli individui prendono possesso del territorio e lo trasformano per i loro usi. Come la fotografia indaga, esplora e documenta queste trasformazioni?

    Ne discutono Fulvio Bortolozzofotografo, e Alessandro Grelladocente Iaad/Politecnico di Torino e responsabile Izmo.

    19 OTTOBRE - Le trasformazioni del linguaggio - Registrati qui
    Circolo dei Lettori, Via Giambattista Bogino, 9 - 20,45

    La fotografia possiede una straordinaria pervasività sulla società contemporanea pari a pochi altri mezzi. I media e i loro contenuti partecipano al modellamento delle rappresentazioni attraverso linguaggi in evoluzione ma soprattutto in contaminazione tra loro, tra multimedialità, connessioni social e tradizione delle forme del fotografico. Che ruolo ha, quindi, la fotografia in questo scenario?

    Ne discutono Marco Casinofotografo vincitore del World Press Photo 2014 nella sezione Multimedia, e Liborio Terminesaggista e docente universitario di fotografia e storia del cinema all’Università di Torino.

    Concept, struttura e contenuti, conduzione dell'incontro a cura di Marco Benna

    ENGLISH VERSION

    Phom continues to delve into the field of photography introducing Incontri (“Encounters”) - an initiative to meet internationally-renowned photographers and specialists to debate the shifts in society, territory, language and work with regards to the photographer’s perspective.

    Each meeting will be hosted in a significant place of the city of Turin. There will be ample room for mutual confrontation, and to observe the transformations that contemporary photography is undergoing in relation with the changes within our world and time.

    The program consists of four meetings, spread over June, July, September and October.

    JUNE 10th – The transformation of the photographer’s job
    Toolbox, Via Agostino da Montefeltro, 2 – 20,45

    The evolutionary cycles of technologies, the crisis of the publishing industry, the social and economic markets changes force - often unexpected - shifts to the photographer’s job, leaving small certainties for the future. And yet it is these very changes that will produce new scenarios. Are they going to be new for tomorrow’s photographers, as well?

    Speakers: Simone Donati, from Terraproject collective, and Paolo Ranzani, photographer and director of  the Photo Department at IED, Turin. 


    JULY 1st - The transformations of society
    Casa del quartiere di San Salvario, Via Oddino Morgari, 14 - 20,45

    One of photography’s most peculiar features has always been the ability to give back social reality. In what ways has photography managed to go the paths of social changes, by anticipating or merely taking notice of them?

    Speakers: photographers Paolo Verzone and Alessandro Alberttogether with sociologist Tatiana Mazali.

    September 23rd – The transformations of the Territory
    IAAD, Via Pisa, 5 - 20,45

    Cities change their skin with fluxes of people (both local and migrants), keeping a constant flow. New architectural structures transform the cities’ skyline and the very concept of urban space. Individuals take posses of the territory and manipulate it in light of their own uses. In what ways does photography investigate, explore and document these transformations?

    Speakers: Fulvio Bortolozzo, photographer, and Alessandro Grella, professor at Iaad/Politecnico di Torino and executive at
    Izmo.

    OCTOBER 20th - The transformations of Language
    Circolo dei Lettori, Via Giambattista Bogino, 9 - 20,45

    Photography is endowed with an extraordinary persuasive ability on contemporary society - equal to a mere handful of other means. Media and their contents participate in shaping up these representations through languages that evolve - and, most notably - contaminate each other. Just think about the interwoven structure of multimedia, social connections and traditional photographic forms. In light of this, what is photography’s role in such a scenario?

    Speakers: Marco CasinoWorld Press Photo 2014 - Multimedia Section winning photographer, and Liborio Termineessayist and professor of Photography and History of Cinema at the University of Turin.

  • Phom presenta a Torino Hotel Immagine, il primo libro di Simone Donati.
    Protagonista del nostro primo appuntamento di INCONTRI come parte del collettivo TerraProject, abbiamo il piacere di ospitare  Simone Donati per presentare a Torino Hotel Immagine - la sua prima pubblicazione autoprodotta - che racconta tra ironia e distacco la costruzione di un certo immaginario collettivo degli italiani degli ultimi anni.
    Raduni politici, manifestazioni religiose, veggenti, concerti, lo sport e la tv: che sia locale o nazionale, in uno studio televisivo o in uno stadio, gli italiani si identificano con eventi che li inglobano e insieme li connotano.
    Cominciato sulla scia delle immagini di Welcome to Berlusconistan, un precedente progetto di Donati, e poi con i reportage sui seguaci di Padre Pio,  il libro che ne è venuto fuori è una selezione di 48 fotografie scattate praticamente ovunque nella penisola, con la postfazione e le didascalie di Daniele Rielli, alias Quit the Doner, e un'azzeccatissima appendice di screenshot presi da gruppi facebook, dove le persone - probabilmente anche quelle fotografate - discutono degli eventi a cui andranno a prendere parte.
    Rilegato come un breviario - o una pubblicazione istituzionale - Hotel Immagine è lo spaccato di un Paese che magari non ci piace, ma che, a quanto pare, abbiamo sempre dato per scontatato.

    In collaborazione con la libreria OOLP, che ci ospita nei suoi spazi, parleremo di Hotel Immagine con Simone Donati il 9 giugno, alle ore 18.00, in Via Maria Vittoria 36 a Torino.

    ENGLISH VERSION

    Phom presents Hotel Immagine, the first book by Simone Donati.
    The photographer, as a member of the collective TerraProject, will be our guest for the first of INCONTRI conferences, and he will tell us about his first self published book, Hotel Immagine, an ironic and detached account of a certain collective Italian imagery developed during recent years.
    Political gatherings, religious events, clairvoyants, concerts, sports and tv: Italians usually identify with the events they take part in, no matter if they are local or national, taking place in a stadium or in a television studio.
    The projects started after the completion of Donati’s previous project Welcome to Berlusconistan and a series about Padre Pio’s followersHotel Immagine is a collection of 48 photographs taken throughout Italy, with the contribution of texts by Daniele Rielli, the italian blogger and writer also known as Quit the Doner. Moreover, the book contains a series of screenshots taken from Facebook groups in which people - probably the ones who are in the photographs as well - discuss about the events that they will go to. Hotel Immagine is a book that presents itself in shape of a breviary or a sort of institutional publication, and it delivers a general image of Italy that we might not like but that we have always taken for granted.

    In collaboration with Libreria OOLP, that will host the event, we will talk with Simone Donati about Hotel Immagine on the 9th of June at 6 pm in Via Maria Vittoria 36, Torino.

  • Vi sono state poche occasioni – pochissime, come ha ricordato Giovanna Calvenzi durante la presentazione della mostra a Palazzo Madama – di vedere esposte le immagini di Federico Patellani, scelte dal suo sterminato archivio: sono immagini di un’Italia bellissima e terribile, uno dei pochi paesi incredibilmente definito dai propri contrasti.

    Alla fine degli anni ’30 il suo primo viaggio verso sud, a Napoli, e poi dalla fine della guerra viaggi ripetuti in varie regioni, per lui che aveva cominciato a scattare durante il servizio militare in Africa, e poi per il Tempo il primo settimanale italiano a colori, nato sulla scia di Life magazine.

    Studente di giurisprudenza, avvicinatosi alla pittura e poi al cinema -  e praticherà quest'ultimo tutta la vita - Patellani viene considerato il primo fotoreporter italiano, nella sua accezione più compiuta e moderna: ha documentato gli eventi cruciali del nostro Paese con una immediatezza e una qualità visiva ineguagliate, attraversando l’Italia appena uscita dalla guerra e proiettata in pochi anni verso il “Boom”, schizofrenicamente divisa tra miss Italia e la povertà più nera.

    Troveremo un passato vicinissimo nelle foto di Patellani, di un Paese ingenuo e cialtrone, gaudente e impegnato: dalle manifestazioni del referendum monarchia-repubblica alle selezioni di miss Italia; Sironi, Munari, Croce, Montale e i minatori di Carbonia; le gite domenicali e l’occupazione delle terre; le stelle del cinema italiano e gli operai dell’Alfa; processioni e funerali.

    Le curatrici Giovanna Calvenzi e Kitti Bolognesi, che di Patellani furono assistenti e che ne curano il fondo, hanno giustamente sottolineato come l’etichetta di neorealista gli andasse stretta: eppure - forse più per una forma di adesione di chi osserva - queste immagini ci appaiono avvolte dall’aura del Neorealismo, colto nel suo essere un particolarissimo momento della cultura italiana, sfaccettato e irripetibile.

    Un occasione unica per ritrovare le immagini di uno dei protagonisti della fotografia italiana.

    Federico Patellani, Professione fotoreporter fa parte di una serie di eventi che celebreranno il Neorealismo italiano durante tutto il 2015. La mostra, allestita in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, sarà visibile dal 23 aprile al 13 settembre 2015, a Palazzo Madama, Torino.

    Gabriele Magazzù

    ENGLISH VERSION

    There have been few occasions - very few indeed, as Giovanna Calvenzi recalled at the exhibition presentation at Palazzo Madama - to see Federico Patellani’s photos on display. Chosen from his limitless archive, they describe an exceedingly beautiful and horrid Italy - one of the handful of countries that is so incredibly defined by its own contrasts.

    Towards the end of the 1930s he travelled southbound for the first time, to Naples, and by the end of the war he journeyed repeatedly to various regions. He had started shooting during his military service in Africa and then for il Tempo, the first Italian weekly magazine in color that drew inspiration from Life magazine.

    A Law School student, a painter and film-maker - he will be pursuing the latter all his life -, Patellani is regarded as the first Italian photo-reporter in its most comprehensive and modern sense. He documented the crucial events of our country with unmatched immediacy and visual quality, traveling all around Italy. The war was just over and Italy was propelled toward the imminent “economic Boom” - as schizophrenically divided as it was between Miss Italia and the most dreadful poverty.

    In Patellani’s photos we will find a proximal kind of past, a country that was naif and lout, pleasure-seeking and committed. From the rallies on the monarchy-republic referendum to the selections for Miss Italia; Sironi, Munari, Croce, Montale and the miners of Carbonia; Sunday trips and the seizure of land; the stars of the Italian film industry and Alfa Romeo’s workers; processions and funerals.

    Curators Giovanna Calvenzi and Kitti Bolognesi (who used to be Patellani’s assistants and still manage his fund) have justly highlighted that the label of Neorealism fit him too tight. And yet, perhaps for the sake of a form of adhesion he pursues, these images look wrapped by Neorealism, as it was caught in its being a highly peculiar, multifaceted and unique moment of the Italian culture.

    It’s an unmissable opportunity to re-discover the photos of one of Italian photography’s protagonists.

    Federico Patellani, Professione fotoreporter is part of a series of events celebrating Italian Neorealism  for the whole of 2015. The exhibition, set up in collaboration with Museo di Fotografia Contemporanea in Cinisello Balsamo, runs between April 23rd and September 13th, 2015 at Palazzo Madama, Turin.

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