Un Festival che con questa sua 4a edizione conferma in modo evidente il proprio carattere e si impone per la chiarezza del discorso che intende fare sulla fotografia. Ne approfittiamo per porre l’attenzione su dei tratti che ci sembrano specifici di questo festival: ci interessa farlo perché crediamo che l’incontro tra chi produce cultura della fotografia e chi ne fruisce debba avvenire in un terreno che necessita chiarezza, negli intenti e nella proposta. Caratteristiche che Il Festival della Fotografia Etica ha dimostrato di avere.
Il Festival nasce per la volontà di dedicare particolare attenzione ai reportage commissionati dalle ONG, ed all’interazione tra i fotografi e le stesse. In seguito, mantenendo una sezione dedicata a questo specifico rapporto, sviluppa un’attenzione alle tematiche socialmente sensibili e all’esplorazione di territori socio culturali emergenti.
In quest’ottica, ci sono sembrate particolarmente significativi i lavori “The violation of Eden” di Brent Stirton e “Fever - The Awakening of European Fascism” di Paolo Marchetti, presentati in questa edizione.
Il lavoro di Stirton si impone per la capacità dell’autore di costruire una narrazione articolata, capace di innescare domande sul complesso rapporto tra la conservazione dell’habitat e della fauna selvaggia e le legittime necessità delle popolazioni locali, così come sulle devastazioni compiute dall’uomo per soddisfare l’avidità di lobby economiche o legate a profonde differenze culturali.
Il reportage di Marchetti si presenta come un lavoro di ampio respiro e di grande forza narrativa. Partendo dall’esplorazione del sentimento della rabbia, Marchetti per 5 anni segue la vita quotidiana di diversi appartenenti a gruppi della destra fascista europea.
Un lavoro che unisce l’analisi politica all’utilizzo di un linguaggio visivo che è insieme intimo e informativo: perché ci mette in relazione empatica con le persone, e perché ricostruisce la geografia simbolica e culturale dei gruppi fascisti.
Il Festival della Fotografia Etica si concentra sulla figura del fotografo e al suo lavoro, e noi di Phom sentiamo particolarmente vicino quest’aspetto. Gli organizzatori del festival chiedono ai fotografi di essere sempre presenti per la presentazione della mostra e dei loro lavori. Una pratica che, lontana da banali autocelebrazioni, conferisce all’incontro con i fotografi il sapore della scoperta del loro modo di lavorare, della loro etica e dei loro risultati.Il costante investimento nel premio World.Report Award, che riscuote un sempre crescente successo e che da quest’anno assume una dimensione veramente internazionale, per numero di partecipanti e provenienza.
Abbiamo giudicato inoltre significative le scelte dei premiati in questa edizione, così diverse tra loro, a testimoniare come il reportage sia oggi rappresentato da un ampio spettro di stili e di approcci. Vincitore del Master Award è stato il torinese Fabio Bucciarelli con il suo reportage da Aleppo “Battle to Death”, mentre Liz Hingley con “The Jones Family” vince lo Spot Light Award, un intimo reportage all’interno di una famiglia colpita dalla crisi economica.
Un ulteriore elemento che riteniamo particolarmente interessante è il modello organizzativo che fa funzionare il Festival, interamente basato sulla forza del volontariato di persone che da vent’anni animano l’associazione Progetto Immagine.
Spesso trascurato per svariati motivi, il tema dell’organizzazione dei festival potrebbe e dovrebbe godere di un’attenzione diversa.
A Lodi, ma anche in altri luoghi, questo aspetto è parte della felice alchimia che fa crescere il festival. Conoscendo bene cosa significa fare volontariato culturale continuiamo a chiederci come far pesare maggiormente il valore prodotto da questa forza, che è la disponibilità delle persone a mettersi in gioco in prima persona. Ed è soprattutto, uno dei modi per produrre dal basso cultura e bene comune. Rimarrà un valore circoscritto all’interno delle relazioni di reciproca soddisfazione che si instaurano - ad esempio tra organizzatori e pubblico - o ci può essere qualcosa di più? Crediamo che sia ora di capirlo, anche nel campo della fotografia.
Marco Benna
ENGLISH VERSION
Lodi Ethical Photography Festival just ran back in (24th-27th October 2013). With its 4th edition the Festival undoubtedly confirms its individuality and stands out for the clarity of intentions of its talk about photography.
We take this opportunity to focus on the elements we deem predominant. We want to do so because we believe that the meeting-ground between who produces photography and who witnesses it need be clarified - both in its intentions and proposals.
The Festival originates from the will of focusing on the reports commissioned by NGOs and the interaction between photographers and NGOs. Maintaining a dedicated section for this relation, iIt focalizes on socially-sensitive themes and the exploration of emerging socio-cultural fields.
From this viewpoint we were particularly captivated by of Brent Stirton’s work “The violation of Eden” and Paolo Marchetti’s “Fever - The Awakening of European Fascism”.
Stirton's work stands out for the artist’s ability to build up an articulated narrative. It manages to raise questions about the complex relationship between habitat preservation and wildlife, the legitimate needs of local populations and the devastation carried out by men in name of economic lobbies or in connection with cultural differences.
Marchetti's reportage is presented as a vaste work with solid narrative strength. Starting from the exploration of anger, Marchetti follows the daily life of several fascist, right-winged groups in Europe over the a span of 5 years. He encompasses political analysis with a visual language that’s simultaneously intimate and informative - it creates an empathic relationship with people and it sums up the symbolic and cultural geography of fascist groups.
The Ethical Photography Festival is centered on the photographer and his work - an element we at Phom feel particularly close to. Festival coordinators ask photographers to attend every presentation and activity they make. Removed from banale self-celebrations, this practice means that meetings with photographers offer a taste of discovery towards their methods, ethics and outcomes. The constant and ever-increasing investment on the World Report Award reflects an international dimension this year - both in the number of participants and their places of origin.
Two more meaningful elements caught our attention for being quite meaningful.
First, the selection of this year’s winners. Being so diversified, it proved that reports are represented by a wide spectrum of styles and approaches today. Torinese Fabio Bucciarelli won the Master Award for his reportage from Aleppo, “Battle to Death”, whereas Liz Hingley was given the Spot Llight Award for “The Jones Family”, her intimate report about a family struck by the economic crisis.
Second, the organization crew behind the festival - which was entirely supported by the 20-year-experienced volunteers of Progetto Immagine association. Though often neglected, the organizational matter should and could be more thought-through during festivals.
At Lodi this aspect is part of the lucky alchemy that allows the festival to grow. Being familiar with the meaning of cultural volunteering, we wonder how to enhance the value of this fundamental resource. People putting themselves on the line is one of the ways to produce culture from the bottom. Is this value going to be confined to relationships of mutual satisfaction (e.g. between organizers and audience) or can there be something more?
We think it’s time to get to the core of this question also when it comes to photography.
Marco Benna
The articles here have been translated for free by a native Italian speaker who loves photography and languages. If you come across an unusual expression, or a small error, we ask you to read the passion behind our words and forgive our occasional mistakes. We prefer to risk less than perfect English than limit our blog to Italian readers only.